I have nothing.

Mi sto sempre più rendendo conto che andare dalla psicologa è quasi una totale perdita di tempo.Ma partiamo dall’inizio. La notte scorsa non ho quasi dormito se non per un’ora scarsa circa; non facevo che muovermi, girarmi e rigirarmi nel letto con un’ansia soffocante e terribili pensieri. Non c’è quindi da stupirsi se stamattina ero totalmente esausta, e in più fortemente depressa. Infatti questo pomeriggio al colloquio ero davvero più negativista che mai, in più anche la psicologa si metteva d’impegno per farmi irritare. Chiedeva a me come può aiutarmi a sconfiggere l’insonnia, ma io cosa ne so?! Inoltre continua a insistere che la sola terapia psicologica non basta che devo assolutamente assumere antidepressivi, perché col solo parlare non riesco a tirarmi fuori dalla merda e perché la mia incolumità è in pericolo e lei è davvero molto preoccupata per me. Sostanzialmente sono io il pericolo per me stessa, visto il mio atteggiamento nichilista, negativista e autodistruttivo. Ma che colpa ne ho se tutto fa dannatamente schifo?! Per di più ribadisce che sulla realtà non possiamo farci nulla, non possiamo cambiarla a mio favore, ma sono io l’unica su cui si può far qualcosa. Peccato che io non ci creda affatto a quanto mi dice. Io non ho nessuna possibilità di uscirne perché tutto è contro di me, non c’è una singola cosa che vada bene, io stessa non vado bene. Non ho nessuna qualità particolare, perché se davvero ci fosse qualcosa di buono in me io a quest’ora non sarei certo sola. Non sono bella, non sono buona e purtroppo ho perso anche la mia unica arma, ovvero quella di ricorrere alle minacce per manipolare gli altri. Adesso non ho davvero più niente. Mi sento tremendamente sola, senza difese; vorrei scappare da me stessa, smettere di essere me e vivere una vita degna di questo nome. Invece no, il mio pensiero dicotomico si fa sempre più accentuato, le ideazioni suicidarie non mi lasciano in pace, gli sbalzi d’umore si fanno sempre più repentini ed estremi, il craving per l’autolesionismo aumenta a dismisura e non so ancora per quanto potrò riuscire a tenerlo sotto controllo.

Revision

Mi sono resa conto che è da un po’ che non aggiorno il blog, tanto vale aggiornarlo ora. Bene da dove iniziare? Ho dato tre esami e ne ho passato solo uno cioé quello di competenze di inglese, mentre competenze di spagnolo non l’ho passato e nemmeno lingua inglese I. Sono proprio uno zero. E ora a settembre devo dare ben cinque esami! Cinque! Non ce la farò mai perché non sono proprio dell’umore giusto per studiare, inoltre mi manca totalmente la concentrazione e fa caldo, troppo caldo. Preferisco di gran lunga dedicarmi alla lettura. In questo periodo sono totalmente assuefatta da Haruki Murakami e i suoi libri. Ho già letto After Dark e Norwegian Wood e ora sto ultimando Dance Dance Dance. Vorrei leggerli tutti i suoi romanzi perché sono davvero travolgenti e mi ci ritrovo moltissimo! Inoltre le descrizione che l’autore fa sono davvero dettagliattisime, sembra sul serio di trovarsi all’interno del libro, al posto dei personaggi e di vivere le loro situazioni. Ad ogni modo so che mi pentirò di leggere invece di studiare, lo so. Ma tanto io faccio solamente sbagli a cui poi non posso porre rimedio.

Apparte leggere, trascorro le giornate dormendo e andando al bar con le “amiche”. Ogni giorno è sempre una dannata routine. Svegliarsi, fare colazione, tornare nel letto, leggere o dormicchiare ancora, andare a pranzo, tornare in camera e rimettersi nel letto a leggere fino alle cinque, dopodiché prepararsi e uscire. Ascoltare poi discorsi nonsense, tornare a casa, mangiare, mettersi davanti al computer ascoltando musica o visionare un film, uscire ancora, ascoltare di conseguenza altri discorsi nonsense, tornare nuovamente a casa e mettersi a dormire, non riusciendo chiaramente a prendere sonno. Comunque oggi ho dovuto salutare la mia amica D., la quale è partita a tempo indeterminato per l’Inghilterra. E’ andata via anche la scorsa estate, ma sapevo più o meno quando sarebbe tornata, mentre ora non ne ho la più pallida idea, anche se spero presto, anche se non credo. L’anno scorso ha conosciuto quello che poi è diventato il suo ragazzo a distanza, di 14 anni più grande di lei. Inutile dire che questa relazione l’ha portata all’esasperazione più totale, rendendola diffidente, paranoica, fragile, ipersensibile, irascibile, inquieta. Sono stati mesi durissimi per lei, anche se ha voluto lei stare con lui. Infatti in quel mese e mezzo della scorsa estate che ha trascorso a Plymouth si sono baciati, conosciuti, messi insieme e si sono detti pure “ti amo”. Quando era dovuta tornare a metà agosto non pensavo seriamente che stessero insieme, la vedevo più come una storiella estiva e pensavo inoltre che si sarebbero lasciati presto. Invece la faccenda è andata avanti fino ad arrivare a dicembre quando lei è tornata su da lui per passare le vacanze natalizie. Inutile dire che vederlo gli ha procurato più male che bene. Tornata giù infatti passava ogni santo sabato sera a casa ad aspettare che rincasasse dalle sue serate. Si è totalmente alienata e logorata per uno che l’ha solo sfruttata a suo piacimento (o almeno questa è la mia versione dei fatti). Non ha caso sei mesi dopo quando lei gli ha scritto che sarebbe ritornata in Inghilterra prestissimo, lui si è dimostrato tutto fuorché entusiasta, e tutto ciò l’ha ovviamente ferita. Sono poi emerse le sue paure, paure prive di fondamento per di più e veramente futili. Ma lei è chiaramente partita per provare a ricucire il rapporto, anche se, mi spiace per lei, ma non c’è più niente da ricucire. Lui non le risponde da giorni, non si è minimamente interessato ai suoi esami ne tantomeno al fatto che oggi partiva. E’ totalmente disinteressato alla cosa e penso purtroppo che voglia davvero mollarla. Gli ha detto che è un peso e che ha affrettato tutto. Che ha affrettato non posso dargli torto. Anche secondo me andare su così presto è stata una mossa troppo azzarda e affrettata, avrebbe dovuto aspettare e razionalizzare un poco. Ma dall’altra so quanto desiderio ha di vederlo e capisco che aspettare per sei lunghi mesi non è facile. Mi dispiace davvero per lei perché comunque le voglio bene, anche se alle volte è davvero stressante, ma voglio e desidero il meglio per lei, perché se lo merita essendo davvero una cara persona. Purtroppo per lei ha conosciuto un coglione che le ha fatto solo del male, spero possa rendersene conto. E spero tanto che torni presto che già mi manca.

Tornando a me, be’ con la “faccenda complicata” non va per niente bene. L’ultima volta che l’ho visto è stato all’incirca un mese fa e si è comportato in malo modo, trattandomi con molta freddezza. Appena arriva è passato accanto a me e alle mie amiche salutandoci e sorridendoci, così pensando che fosse di buono umore quando ho visto che era attaccato a un muro da solo ho pensato di bene di andarci a parlare (ovviamente me lo permetteva l’alcool). Che sbaglio enorme che ho commesso. Sin dall’inizio ho notato che qualcosa in lui non andava, era distratto e non prestava nessuna attenzione ai discorsi che facevo. Non passarono nemmeno 10 minuti dall’inizio della nostra conversazione che due suoi amici gli chiesero se gli andava di andare con loro in un altro locale. E così fece. Prima di andarsene mi domandò se volevo andare anch’io con loro, e gli risposi che li avremmo sicuramente raggiunti. E così facemmo i miei amici ed io. Peccato che il suo umore non era mutato. Nonostante facesse i suoi soliti discorsi scherzosi, si percepiva da un kilometro o più che qualcosa non andava quella sera. Ad un certo punto vidi che si era messo a fissarmi, così feci anch’io sostenendo lo sguardo, ma poco dopo lui mi disse con voce sprezzante e infastidita: “Che?” Tutto ciò che mi venne da rispondergli fu solo: “Niente”. Ma avrei voluto dirgli che forse quel “che” l’avrei dovuto dire io visto che era lui che aveva iniziato questo assurdo giochetto di fissarci. Ma al solito non dissi niente. Poco dopo lo raggiunse un suo amico e insieme andarono a mangiare da un kebab lì accanto, ci salutarono mentre io e le mie amiche ci stavamo incamminando per tornarcene a casa. In tutto questo mese la sua assenza si è fatta sempre più pesante causandomi spesso scatti d’ira. Inoltre oggi ho constatato che non ha più molto senso continuare questa cosa. Lui non dimostra in nessun modo di tenerci a me, nonostante mi abbia detto mi piaci. E inoltre lui e il suo gruppo suoneranno a fine mese, ma l’invito è arrivato a tutti fuori che a me, ciò prova che non ne vuole sapere più un cazzo di me, che gli sto sui coglioni. Che senso avrebbe andare al locale la prossima settimana? Che senso avrebbe andare alla laurea del ragazzo di mia cugina sapendo che ci sarà anche lui e che non mi calcolerà? Che senso avrebbe andare comunque al concerto? Ovviamente a starci male sono sempre e solo io. Spero di morire nel sonno. Forse è la volta buona, ma non voglio essere troppo ottimista. Anzi stasera non è la sera adatta per morire, domani c’è il concerto di Antonello Venditti a cui non voglio assolutamente himemancare.

Feeling extremely suicidal today.

Bene bene bene. Ancora mi illudevo che per la mia situazione di merda potessero ancora esserci speranze, ora invece ho la certezza che non esiste nessunissima speranza. Ieri sono andata al famoso locale della città dove frequento l’università sperando di vederlo e di poter passare del tempo in sua compagnia. Ebbene, effettivamente ad una certa ora si è presentato. Non da solo. Con lui c’era ancora lei, la sua “amica” ed ex compagna universitaria. Sulle prime non ci davo molto peso alla cosa in quanto mi ricordavo dell’ultima serata che avevo passato in questo bar dove le cose con lui erano andate parecchio bene, nonostante la presenza costante di lei, in più ero palesemente sbronza. Ad ogni modo ad un certo punto lui ha detto al ragazzo di mia cugina che andava cena con persone che non vedeva da molto e i suoi ex compagni di corso. Pensavo “Massì quanto può durare una cena? Dopo tornerà sicuramente”. Perciò tale pensiero un po’ mi rassicurava. Così siamo stati, i miei “amici” ed io ancora un po’ al bar, per poi spostarci in un altro. In quest’altro locale c’era lui. Pensavo così che fosse già andato a cena e che era già tornato. Quanto mi sbagliavo. Infatti poco dopo li sentii parlare di cibo, ed intuii così che a quella cena dovevano ancora andarci. Di conseguenza poco dopo si incamminarono e vennero nella nostra direzione. Mi passò accanto e mi salutò sorridendomi (o almeno così mi pareva, ma potrebbe essere un’allucinazione dovuta al mio pareccho elevato tasso alcolemico). Appena se ne andarono mi venne addosso una tristezza bestiale. Cazzo, io mi ero fermata tutto il pomeriggio in facoltà a prepare l’esame di spagnolo e attendendolo con ansia e lui se ne andava così? Poteva almeno venir là da a me a dirmi due parole, chiedermi come andava e via discorrendo. Invece no. Poco dopo venni a sapere da due mie amiche che mia cugina se n’era andata senza dire nulla, dicendo solo che non sarebbe tornata a casa con noi. Mi incazzai terribilmente. Non era possibile che ogni santa volta facesse così. Mi mandava in bestia totale. Trascorremmo il resto della serata con un suo compagno di band a parlare. Venne poi il momento di tornare a casa e siccome la mia amica era troppo sbronza per guidare e l’altra non aveva la patente, decisi di guidare io, anche se anch’io ero ubriaca. Fu parecchio difficile guidare in quanto non abituata a guidare un’auto che non fosse quella di mia madre e premevo troppo l’acceleratore. Nonostante tutto arrivammo a casa senza nessun danno. Non dormii per nulla, se non per qualche attimo e mi svegliai stamattina alle sei per andare a prendere il tram che dovevo dare assolutamente l’esame di spagnolo.

L’esame penso non sia andato molto male (neanche bene), ad ogni modo per il momento è fuori dai miei pensieri e preoccupazioni. Così sono stata tutto il pomeriggio nel praticello della facoltà, distesa, a fumare. Verso le quattro e qualcosa decidemmo di andarcene a casa e dovevamo andare al parcheggio poiché la mia amica era venuta in università in auto. Per andare al parcheggio bisogna fare una specie di sottopasso e mentre facevo i gradini nel senso contrario veniva lui. Ancora una volta non solo, ma accompagnato da lei. Di nuovo, cazzo. Mi salutò, ma non si fermò, proseguì per il suo cammino. Persi alcuni battiti. No, non potevo crederci. Nonostante lui m’abbia detto “mi piaci, mi trovo bene con te, siamo troppo simili, tutto ciò non mi sembra vero” preferisce andarsene in giro c0n lei. In macchina crollai. Ho davvero perso le speranze, non ho più aspettative. In più come se non bastasse le mie cosidette “amiche” stanno prendendo il largo, allontanandosi sempre più da me. Non mi hanno chiesto come sia andato l’esame, non mi hanno chiesto come sto nonostante ieri avessi spiegato cosa era accaduto a una di loro. Sono venute al bar sul tardi e non si sono neanche sedute vicino a me. Basta. Ne ho pieni i coglioni. Di loro, di lui, di lei, dei miei genitori, della mia vita che ogni giorno fa sempre più schifo. Mi manca il coraggio di farlo, ma vorrei trovarlo. Voglio farla finita per sempre. Sto troppo male. Non faccio che soffrire, che piangere, che disperarmi. Basta, davvero, sono giunta al limite. Non posso più sopportare tutto ciò. Sul serio.

Self-harm episodes.

Sì, so che probabilmente gli utenti che leggeranno questo mio post mi prenderanno per una malata psichiatrica, ma comunque il blog è mio e di conseguenza ci scrivo ciò che voglio.

Gli episodi sono due e (per il momento) non ce ne sono più stati. Avevo all’incirca tredici anni e all’epoca ero all’ultimo anno delle scuole superiori inferiori. Quel periodo è stato il più devastante per la mia psiche e per il mio sviluppo emotivo. Ero infatti perseguitata dalle ingiurie che continuavo a ricevere dai miei compagni di classe. Non facevano che prendermi in giro, sfruttarmi, usarmi, dirmi cattiverie. Miravano specialmente su un particolare per farmi del male e cioé il mio aspetto fisico. Io non ero di certo una ragazzina popolare e neppure bella. Portavo infatti occhiali azzurri squadrati (sono miope e astigmatica da quando avevo circa cinque anni), ero troppo alta (continui insulti del tipo “che tempo fa lassù?”), coi fianchi larghi, col viso cosparso di brufoli e rossori, capelli tagliati corti (mia mamma voleva che io li portassi così). E inoltre pure il mio carattere non andava a genio a quegli stronzi. Ero infatti timidissima, riservata, asociale (io provavo a fare amicizia con le mie compagne, ma loro mi respingevano sempre), incapace di difendermi e avevo la lacrima facile. Così dal momento che quasi ogni giorno dovevo subirmi le prese in giro per com’ero sia dentro che fuori. E si sa, quando sei debole, senza amici, senza nessuno che ti supporti e ti incoraggi, finisce che inizi ad autoconvincerti che le cose che ti dicono siano vere visto che tutti le pensano. Inoltre l’età non mi aiutava. A tredici anni ancora non si ha una determinata maturità, ne senso critico e quella che ci rimette è la personalità che inizia a indebolirsi sempre più senza possibilità di retrocedere. Ad ogni modo nel mio caso non fu solo la personalità a risentirne. Ero arrivata a un punto che non ne potevo davvero più! Nessuno mi era vicino. Così iniziai a sfogare la mia rabbia, la mia tristezza sul mio corpo. Ero convinta che fosse il mio corpo a essere il responsabile del mio malessere, del fatto che nessuno voleva starmi accanto e io volevo distruggerlo. Era anche i primi tempi che iniziavo a pensare al suicidio, difatti ne seguirono due tentativi (poi chiaramente falliti per mancanza di coraggio). Per compiere i miei atti di distruzione verso me stessa utilizzavo un piccolo ago da cucito, ero troppo codarda di prendere in mano una lametta e tagliarmi con quella. Covavo inoltre la paura di essere scoperta e non volevo assolutamente che questo accaddesse. Così mi facevo solamente dei graffi superficiali, non tagli profondi. Nonostante odiassi il mio corpo e il mio carattere, non riuscivo comunque ad autodistruggermi. Qualche giorno dopo avevo il braccio pieno di graffi e quando qualcuno mi chiese che cosa mai avessi combinato raccontai che un gatto m’aveva graffiata. Non so se mi credette. Io d’altronde l’avevo raccontata proprio male.

Il secondo episodio di autolesionismo risale a dicembre 2010. Il mio ex ragazzo aveva iniziato da fine ottobre a prendere le distanze da me senza mai spiegarmi la motivazione (ancora oggi non ne sono a conoscenza) e io stavo crollando precipitosamente. Stavo davvero male. Ero finita di nuovo nel turbine della depressione e non vedevo vie d’uscita. Ancora però mi illudevo che potessero esistere ancora delle vane speranze per me, pur sapendo nel profondo che di speranze oramai non avevo più. Il 9 dicembre arrivò per me un colpo durissimo. Ero in classe, al liceo, e stavo parlando con uno mio compagno di classe, nonché mio amico e amico del mio ex ragazzo. Ad un certo punto se ne uscì dicendomi: “Sai che a F. piace Lara?”. Rimasi di pietra per qualche secondo. Poi la delusione, la rabbia, la tristezza più disperata ebbero la meglio e fui in grado di dire: “Cosa?” E lui: “Eh sì, la trova una bella ragazza.” Le poche vane speranze che ancora nutrivo per riallacciare il rapporto con lui, s’infransero in quell’instante. Mi buttai giù totalmente. Arrivata a casa non toccai nulla, ma presi in mano l’ago da cucito che non usavo dal 2006 e iniziai a incidere graffi più profondi di quelli precedenti. In quel momento volevo davvero morire. Volevo uscire di scena per sempre. Ma non ci riuscii neanche allora. Piansi tanto mentre stavo a graffiarmi, versavo lacrime su lacrime, non riuscivo a calmarmi e nessuno poteva aiutarmi ne sentire il dolore che provavo.

I tried to avoid any kind of involvement, but I failed.

Sono una persona estremamente emotiva e timida e questo non va bene. Perché sono così? Vorrei essere estroversa e simpatica, ma non lo sono. Forse se fossi così riuscirei ad affrontare questa situazione del cazzo. E invece no. Non riesco a capire che intenzioni ha con me, anche se penso di averle dedotte. Ritengo che da me voglia solo sesso ed io no. Non sono un oggetto, ma una persona con dei sentimenti, anche se tutti se ne sbattono di ciò che io provo e questa cosa mi getta nella disperazione più totale. Ma che ho fatto di male? Perché devo sempre soffrire solo io per queste situazioni che mi capitano? Mica sono stata io a baciarlo davanti a tutti, si può sapere allora perché sono io che sto male e non lui? Sono un’idiota perché per un attimo ho davvero sperato che questa volta sarebbe stato diverso, che lui ci avrebbe tenuto veramente a me, ma più il tempo passa e più mi accorgo di quanto ero nel torto. Lui non vuole nessun tipo di relazione seria e che quindi richieda impegno; vuole solo una scopata. Ma io non sono disposta a fare ciò. Sono vergine e non intendo darla a uno a cui non frega un cazzo di me. Ci sono in ballo i miei sentimenti, le mie emozioni che tanto comunque a lui non importano. Che gli interessa se io sto male? Se io soffro? Se io provo un dolore che mi consuma? Niente. Anzi meno che niente. E lo sta dimostrando in modo eccellente. Massì, che credevi che davvero ti potevi mettere con lui? Sì, perché nonostante sia uno stronzo, è molto intelligente, ha molti interessi uguali ai miei e con lui mi trovo bene e quindi pensavo che potesse venirne fuori qualcosa di serio, poiché si sa che le relazioni si basano anche sui gusti in comune, ma purtroppo so che non potrà mai venire fuori niente di serio, nonostante io lo voglia perché è a lui che non va.

Your ambiguity tears me apart.

2012

Non ne posso più di questa situazione che c’è tra me e lui. Va avanti da Halloween questa faccenda quindi sono già trascorsi un po’ di mesi e ancora non mi è chiara; anzi più va avanti questa storia e meno riesco a fare chiarezza. Tutto appunto era partito una sera durante una festa di Halloween. Entrambi eravamo sbronzi e poco dopo l’inizio del party, lui mi bacia davanti a tutti gli altri invitati. In quel momento mi sentivo in uno stato di totale incredulità; non riuscivo a crederci che lui, proprio lui, mi stava baciando. Ma dopo la momentanea contentezza, mi ero sentita estremamente depressa perché non riuscivo a capire perché mai lo avesse fatto, tanté che mi ero allontanata per una decina di minuti dalla festa, standomene per i fattacci miei. Tornata alla baita dove si svolgeva la serata, trovai lui di fuori che si stava fumando una sigaretta, aspettandomi. Poco dopo mi chiese se volevo salire al piano superiore con lui. Accettai. Perciò fu così che ci ritrovammo distesi su un materasso a baciarci con foga, ma quando lui mi domandò se volessi farlo, rifiutai in modo categorico spiegandogli che io non ero una ragazza facile. Lui per tutta risposta mi disse che era meglio se io lo fossi. Così capendo che lui da me cercava solo un’occasione per fare sesso, ero decisa a tornarmene dabasso a sbronzarmi. Ma appena cercai di alzarmi, ecco che lui mi afferò per un braccio chiedendomi di rimanere con lui a parlare. Inoltre mi assicurò che non avrebbe fatto nulla se a me non andava. Restai e cominciammo a parlare. Scoprii così di avere con lui un sacco di interessi in comune come quello per il cinema, la musica e la lettura. Fu un momento molto tenero e divertente. Poco dopo tornammo con gli altri ridendo e scherzando. Quando venne l’ora di andare a letto, venne a dormire accanto a me. La mattina dopo la passammo per la maggior parte assieme nel letto, accarezzandoci e baciandoci. Il pranzo lo passò a lanciarmi occhiate che io ricambiavo di volta in volta. Passarono 14 giorni prima di rivederlo, giorni che passai a farmi mille domande delle quali per altro non ero in grado di trovare delle risposte soddisfacenti.

Passato questo periodo andammo insieme a un concerto e con noi c’erano anche mia cugina e il suo ragazzo che guidava. Io e lui eravamo infatti nei posti posteriori del veicolo e tra noi c’era un imbarazzo palpabile. La serata la trascoremmo praticamente da soli dal momento che gli altri due erano davanti al palco a fare fotografie. Ad un certo punto mentre il chitarrista di uno dei gruppi si mise a suonare un pezzo estremamente melodico, i nostri sguardi s’incrociarono ed noi eravamo a una distanza praticamente nulla. Pensavo veramente che stesse per baciarmi, ma ciò non avenne. Finito il concerto trovammo gli altri e tornammo a casa. Durante il viaggio si addormentò e io mi sentivo parecchio triste, tanté che piangevo silenziosamente e avevo il viso rigato dalle lacrime. Piangevo non tanto perché non m’aveva baciata, ma specialmente perché non aveva fatto accenno a quanto era successo a Halloween. Passò un mese esatto prima di rivederlo e nel frattempo io ero sempre più confusa, non riuscivo davvero capirci niente. Inoltre lui come anche dopo Halloween, non si era fatto sentire in nessun modo.

Comunque una sera che ero rimasta nella città dove frequento l’università, andai assieme a mia cugina, il suo ragazzo e alcuni amici di lui in un pub del centro e poco dopo arrivò anche lui accompagnato da un suo amico. Iniziò fin da subito a lanciarmi delle occhiate, alle quali io rispondevo in maniera disinvolta essendo un po’ sbronza. Ad ogni modo a un certo punto due degli amici del ragazzo di mia cugina mi vennero a chiedere come andava con lui. Io risposi dicendo loro che non lo sapevo e che non c’entravo affatto con lui, ma loro dissero che invece c’entravo eccome. Dopo questo breve cambio di battute, andammo tutti assieme in un altro bar dove facevano happy hour. Improvvisamente mi salì l’ubriacatura ed ero un po’ arrabbiata per come si stava comportando (praticamente non mi rivolgeva la parola, ignorandomi totalmente…) tanté che urlavo abbastanza, noncurante del fatto che anche lui potesse sentirmi. Poco dopo mi salì addosso la stanchezza e mi sedetti tutta sola a uno dei tavolini del bar, mentre gli altri se ne stavano a parlare tra loro. Non passò neanche una decina di minuti che fui raggiunta dal suo amico che mi disse che gli era stato detto che doveva intrattenermi. Ancora oggi non ho capito perché mai dovesse intrattermi. Ad ogni modo fu presto raggiunto da lui e un amico del ragazzo di mia cugina. Ben presto però sia il suo amico che l’amico del ragazzo di mia cugina se ne andarono assieme agli altri, lasciandoci totalmente soli. Ci mettemmo così a parlare dei nostri interessi e poco dopo mi prese la mani tra le sue. Il tempo però non era dalla nostra e dopo poco fui costretta ad andarmene. Lui mi venne dietro accompagnandomi fino in stazione dove mi aspettava l’autobus che doveva riportarmi a casa. Strada facendo mi baciò e mi abbracciò e quando raggiungemmo la stazione mi chiese se ero su Facebook. Gli risposi in modo affermativo e mi disse che m’avrebbe aggiunta. E così due giorni dopo mi aggiunse, ma purtroppo causa problemi con la linea telefonica il mio computer per una settimana non poté collegarsi a Internet, di conseguenza non lo sentii.

Passata la settimana però arrivò la vigilia di Natale e fu in questa data che mi contattò. La conversazione non fu certo delle più lunghe, ma ero comunque contenta. Chattammo un po’ dei nostri interessi, mi chiese se conoscevo un regista spagnolo che faceva film “particolari” e dopo un po’ mi chiese se il sabato seguente sarei andata a vederlo che avrebbe suonato in un locale. Risposi che sì, ci sarei andata e cinque minuti dopo mi salutò.

Arrivò il sabato del concerto ed ero abbastanza tranquilla. Non potevo bere però dal momento che dovevo guidare. Al concerto c’era venuta un sacco di gente, e tanta gente lui la conosceva quindi si fermava parecchio tempo a parlare con loro ed io non avevo molte occasioni per chiacchierarci. Finché verso l’una iniziammo a parlare del più e del meno davanti al balcone del bar per poi finire a fumare seduti sui divanetti della sala fumatori. Poco dopo mi chiese se sarei andata alla festa per l’ultimo dell’anno organizzata dal ragazzo di mia cugina nella sua baita. Risposi che sì, ci sarei andata. Poi mi propose di andare a sentire un gruppo che stava suonando. Così rimanemmo per un po’ ad ascoltare il concerto, fin quando gli dissi che io dovevo tornare a casa. Lui perciò mi salutò.

Due giorni più tardi mi trovavo alla festa per l’ultimo dell’anno assieme a mia cugina, il suo ragazzo, una mia amica e gli amici di lui. Iniziai fin da subito a bere e poco dopo arrivò lui che ovviamente si attaccò alla bottiglia. Due ore più tardi giocammo tutti assieme al gioco dell’oca alcolico e chiaramente le condizioni alla fine del gioco non erano delle più sobrie. Poco dopo lui mi chiese di starcene un po’ per i conti nostri e così salimmo di sopra. Lui ubriaco com’era, era pure super voglioso, ma prima che potesse fare una qualsiasi cosa lo fermai spiegandogli che avevo il ciclo. Improvvisamente mi salì la sbornia triste e presa da un’inarrestabile parlantina gli dissi che avevo tentato il suicidio per il mio ex che m’aveva lasciata due anni prima. Lui tentò di consolarmi come meglio poté dicendomi che non ne sarebbe valsa la pena. Poi il discorso s’incentrò sulle relazioni e mentre stavo raccontandogli dei miei precendenti ragazzi (se così si può dire…) lui s’incazzò e mi urlò addosso che volevano solo usarmi per fare sesso. Io ci rimasi male, ma riuscii comunque a dirgli che con loro io non ci avevo mai fatto nulla. Lui si calmò un poco, ma si vedeva che era ancora un po’ alterato (anche comunque per via dell’alcol). Dopo poco indovinai quante ragazze c’avesse avuto e poi si mise a parlarmi della sua ultima relazione finita male. Io lo ascoltavo cercando di immedesimarmi in lui. Parlammo ancora un po’ e dopo confessò che gli piacevo, che si trovava bene con me, che avevamo interessi comuni e che io non lo giudicavo. Anch’io risposi che mi piaceva, ma gli chiese anche cosa volesse da me. Per tutta risposta lui mi rigirò la domanda chiedendo a me quello che io avevo chiesto a lui. Io avrei voluto dirgli che volevo/voglio stare assieme a lui, ma la paura che lui potesse rifiutare mi frenava completamente. Così continuammo a rivolgerci quella domanda per almeno una decina di minuti, senza approdare a nessuna risposta. Dopo un po’ lui scese a fumarsi una sigaretta e io mi rintai in un angolo piangendomi addosso. Poco dopo scesi anch’io e andai a scusarmi per il comportamento che avevo avuto e lui mi baciò, dicendomi che accettava le scuse. Poi tornammo dentro con gli altri scherzando e ballando come se nulla fosse accaduto. Io però cercavo di mascherare come meglio potevo il mio stato d’animo. Mi sentivo infatti triste e amareggiata. Ora anche la parte meno razionale di me sapeva che lui non voleva stare assieme a me. La notte la passammo comunque insieme e il mattino dopo lui mi disse che doveva tornare a casa e mi disse che ci saremmo sentiti. Non lo fece. E neanch’io. Io ero/sono troppo timida per scrivere a un ragazzo, specie poi se questo mi piace tanto, in più sono bloccata dall’ansia e dalla paura di ricevere una (altra) delusione. Lui non si fece vivo, ne mi scrisse in nessunissimo modo. Passarono due mesi e mezzo prima che io potessi rivederlo.

2013

Non riuscivo più a resistere. Era troppo tempo che non lo vedevo, che non sapevo niente di lui. Di tanto in tanto lungo questo periodo chiedevo a mia cugina se si poteva fare un’altra serata come quella che avevamo fatto a metà dicembre. Lei continuava a rispodere che l’avremmo senz’altro fatta, ma ciò non avenne mai. Nel frattempo io ero sempre più a pezzi. Mi mancava e molto, ma questo nessuno sembrava comprenderlo realmente. Arrivò marzo e a metà del mese facevo gli anni. Chiaramente speravo che lui mi avrebbe fatto gli auguri e questo pensiero un po’ mi rincuorava, ma purtroppo non lo fece, sebbene quel giorno lo vidi online su Facebook. Passai così un compleanno assai spiacevole, anche per altri fattori. E come se non fosse abbastanza il giorno dopo il mio compleanno come “regalo” mi spuntò un terribile herpes sul labbro superiore. Sembravo rifatta tanto che il mio labbro era gonfio e dolente. Questa faccenda dell’herpes non ci voleva proprio dal momento che il sabato dopo (cioé due giorni dopo la nascita di questo osceno coso) sarei andata a sentire il suo gruppo suonare e di conseguenza l’avrei visto a distanza di due mesi e mezzo.

La sera del concerto cercai di mascherare come meglio potei quell’affare, ma si notava comunque parecchio, quindi speravo che col buio si notasse leggermente meno. Ero inoltre così piena di rossetto rosso che parevo un clown. Ad ogni modo il posto dove suonavano era piuttosto carino, sebbene fosse piccolo. Nonostante ciò la serata fu un disastro totale. Avrei tanto voluto salutarlo, ma pensando che lui avrebbe potuto accorgersi dell’herpes, decisi di girarmi dall’altra. Ammetto che mi sono comportata da vera idiota, ma non volevo che mi vedesse in quelle condizioni.  Comunque apparte questo, lui non mi cagava comunque. Forse a volte (se ben ricordo) mi guardava di sfuggita. Quella situazione era insostenibile, così andai a farmi un giro e lungo il tragitto crollai. Piansi tremendamente, non riuscivo più a tenermi tutto dentro. La paura che lui non mi volesse si era trasformata in realtà. Tornai un po’ dagli altri in seguito, e poi si decise di andare a mangiare dei panini. Ovviamente mi continuò ad ignorare. La tentazione di scoppiare in lacrime era ancora molto alta, ma in qualche modo in quel momento riuscii a trattenermi. Dopo due ore circa varcai la soglia di casa e mi misi davanti allo specchio. Notai allora il disastro che era la mia faccia. Il rimmel e l’eyeliner erano colati fino alle guance a causa delle lacrime che avevo versato e il rossetto era semplicemente sparso su tutta la bocca e pure intorno, mettendo così in evidenza l’herpes. Decisi di togliermi quella roba di dosso immediatamente e di mettermi a dormire (cosa che comunque non riuscii a fare dal momento che piansi come una dannata). Passarono venti giorni prima che lo potessi rivedere.

Ero a lezione d’inglese, un giovedì all’inizi del mese di aprile, quando mia cugina mi scrisse chiedendomi se quella sera mi andava di andare a un bar (dove sarebbe venuto pure lui) nella città dove frequento l’università. Ovviamente mi prese alla sprovvista la cosa, visto che non era stata pianificata, ma una mia compagna universitaria mi spronò ad andarci visto che avevo poche occasioni per vederlo, e così accettai. Andai così a prendere mia cugina in stazione e poi ce ne stemmo per po’ in facoltà. Verso le cinque e qualcosa venne a prenderci in macchina il suo ragazzo assieme ovviamente a lui. Ero estremamente imbarazzata e irrequieta. Poco dopo raggiungemmo il posto e ci sedemmo a bere qualche birra.  Nel frattempo chiacchieravamo e vedevo che a volte mi fissava. Dopo un po’ iniziai a percepire la sbornia e così assieme a mia cugina e al suo ragazzo ci dirigemmo verso il bagno, il quale però era pieno e ci toccò fare la fila. Così mentre eravamo in coda, vedevo che spesso lui mi guardava. Dopo circa un’ora gli altri avevano fame (io ero palesemente brilla) e così andammo a mangiare in un mini-locale dove facevano porchetta. Arrivata in questo posto, mi misi a sedere su uno sgabello, ma poco dopo notando che lui era uscito da solo a fumare, decisi di seguirlo (o meglio me lo permise l’alcol). Così una volta fuori ci mettemmo (finalmente) a parlare. Parlammo di università, della sua laurea e di cose così. Fu molto piacevole parlare con lui. Poco dopo andammo in un altro bar e mi offrì da bere. Ma purtroppo per me c’erano dei suoi amici e le occasioni per continuare a parlare vennero meno. Anche perché, comunque poco dopo dovetti andare in stazione a prendere l’autobus per tornare a casa. Ad ogni modo quando me ne andai mi salutò sorridendomi e io mi sentivo piuttosto contenta. Trascorsero sedici giorni circa prima che ci rincontrassimo

Un sabato di qualche settimana fa andai assieme a mia cugina, al suo ragazzo, al suo gruppo (quindi c’era pure lui) e ai suoi amici a sentirli suonare in una località distante circa due ore da casa. Appena arrivata io, mia cugina e una mia amica ci mettemmo a bere gin lemon. Quella sera volevo assolutamente ubriacarmi! Poco dopo fummo raggiunti da altri amici. Dopo circa un’ora e qualcosa il gruppo iniziò a suonare, e lo fece in modo grandioso. Lui è proprio bravo a suonare. Ad ogni modo a un certo punto mentre ero seduta su un divano, fui raggiunta da uno dei nostri amici che chiamerò Y e così ci mettemmo a parlare. A bruciapelo mi chiese quando mi avrei baciato il ragazzo che mi piace. Ero esterrefatta! Chi era lui per chiedermi una cosa così?! Risposi che non pensavo assolutamente di baciarmi con lui quella sera, dal momento che non so esattamente cosa provi o non provi per me. Allora Y disse che aveva scommesso sul fatto che quella sera sarei andata con il tipo che mi piace. Inoltre aggiunse che m’avrebbe dato 10 euro. Lui non voleva dirmi con chi aveva fatto questa scommessa assurda. E così crollai. In quel momento vedevo tutto chiaramente. Era ovvio che Y aveva scommesso con il ragazzo che mi piace e per questo ero furiosa. Ma per fortuna neanche un’ora dopo scoprii la verità. Me la disse Y. Infatti lui disse che non era vero niente. Non aveva fatto nessuna scommessa, aveva solo detto al ragazzo che  mi piace di venire con me e che gli avrebbe dato 10 euro (praticamente le stesse cose che aveva detto a me).  Per di più disse che lui non aveva accettato perché gli sembrava brutto fare cose di questo tipo e che voleva fare tutto in maniera più “easy”. Un po’ ero rassicurata anche se non completamente. Dopo un po’ eravamo di nuovo seduti sul divano e io ero ancora vicino a Y, mentre lui era in piedi. Così Y gli chiese se volesse sedersi al suo posto e lui accettò. Perciò ci mettemmo a parlare. Mi disse che la sera prima aveva visto un film che anch’io avevo visto e che gli era piaciuto. E qua i ricordi iniziano a confondersi. Non ricordo come, ma ad un certo punto eravamo molto vicini finché ci baciammo. Rimanemmo così per un po’, mentre gli altri facevano casino e baldoria. Poco dopo mi chiese se potevamo starcene per i fatti nostri e accettai. Così andammo nella sua auto e presi dalla foga iniziammo a baciarci e più. Ma quando mi propose di fare altro, rifiutai in maniera categorica spiegandogli che non l’avevo mai fatto prima. Lui per tutta risposta rimase interdetto e io iniziai a dirgli che sapevo quanto fosse patetico essere in quello stato alla mia età, ma lui mi rassicurò dicendo che non era patetico, di stare tranquilla, che l’avrei fatto quando mi sarei sentita pronta. Inoltre mi chiese anche come vorrei che fosse quel fatidico momento. Ce ne stemmo per un po’ così in macchina, a parlare, fin quando non stava troppo male per via della sbornia. Così rientrammo nel locale e mentre lui era a vomitare, io mi avvicinai a Y e gli chiesi come mai si era a preso così a cuore la faccenda tra e me e il ragazzo. Rispose che era perché ci vede bene assieme. Ad ogni modo verso le quattro o giù di lì ci sbatterono fuori dal locale e ci mettemmo ad ascoltare musica dall’autoradio della macchina del ragazzo di mia cugina. Ma poco dopo lui si sedette nella sua macchina e io decisi di fargli compagnia. Ci rimettemmo a parlare dei nostri interessi, specialmente di film e mi trovai davvero bene con lui. Poi andammo a dormire, ma in auto differenti. Comunque la mattina dopo (mattina in cui eravamo tutti distrutti, chi più chi meno), venne a sedersi vicino a me e mi chiese come stavo. Dopo circa un’ora tornammo tutti a casa. Sono passati tredici giorni e ancora non si è fatto sentire.

Conclusioni

Io non riesco davvero a comprenderlo. E’ totalmente ambiguo. Da una parte sembra ci tenga a me, mi parla, mi guarda, mi sorride, non mi forza in nessun modo a fare cose che a me non va di fare, ma dall’altra non si fa sentire, non chiarisce questa situazione, non capisco cosa vuole da me, se qualcosa di serio oppure no. Io assolutamente voglio qualcosa di serio con lui perché mi trovo bene con lui, è intelligente, ha ottimi gusti, ma temo che lui non voglia quello che io voglio. Vorrei riuscire a scrivergli, a chiarire questa cosa, ma sono estremamente timida e sono assolutamente frenata dalla paura di un suo rifiuto. Lui potrebbe pensare le stesse cose che penso io, ma temo di no. Temo che non voglia instaurare nessun rapporto serio con me e questa cosa mi butta giù totalmente.

F.

Ogni giorno per andare e tornare dall’università mi sposto in tram e così ho fatto pure oggi. Il tram si sa fa tutte le fermate, così dopo mezzora di viaggio il mezzo si è fermato a una di queste fermate. Io avevo il viso spiaccicato contro il vetro poiché mi piace viaggiare e osservare ciò che mi circonda. Ed è stato così che i nostri sguardi si sono scontrati. Il mio e il suo, ovvero quello del mio ex. Non l’ho vedevo da quasi un anno, e invece in una giornata qualsiasi, ecco che l’ho visto e lui ha visto me. Tutto ciò non mi ha lasciato indifferente, nonostante io non l’ho consideri più da quando la nostra storia è finita (a causa sua e senza una motivazione). Sì, è vero non si può dire che la nostra storia sia durata tanto (sei mesi, a conti fatti), però mi aveva totalmente coinvolta ed è stata la relazione più lunga che abbia avuto in tutta la mia miserabile esistenza. Quell’estate me la ricordo perfettamente. Faceva caldo, e io ero appena maggiorenne e ai tempi giravo con la compagnia di un mio compagno di classe del liceo. Eravamo una compagnia unita (in apparenza, almeno) e passavamo parecchio tempo a bere, a parlare (soprattutto di musica) e a scherzare. Era in una di queste circostanze che lui mi notò, ma inizialmente io non ci davo molto peso visto che ancora a me lui non interessavo. Qualche settimana più tardi comunque lui mi baciò ed io a poco a poco iniziai a innamorarmi seriamente di lui. Lui era fantastico e mi trattava con gentilezza. Parlavamo tantissimo e di tutto (avevo molti interessi in comune) e ci volevamo un gran bene. Ogni giorno chattavamo per delle ore e ricordo quel periodo come uno dei migliori periodi che io abbia mai trascorso. Poi un giorno d’ottobre mi disse che mi amava. Come mi sentii in quel momento nessuno può immaginarlo. Ero la felicità fatta a persona. Ma qualche tempo dopo qualcosa si incrinò. Il tempo per vedersi era sempre più limitato in quanto la scuola ci teneva molto occupati entrambi e inoltre non frequentavamo la stessa scuola. Così lui conobbe un ragazzo il quale provava un forte astio nei miei confronti, per chissà quale motivo visto che io neanche c’avevo mai parlato con questa persona. Ma lui mi detestava proprio. E fu così che con il suo saper essere manipolatore (probabilmente) raccontò al mio ex ragazzo un sacco di cose false sul mio conto. Sì probabilmente perché la verità di come si svolsero i fatti, a distanza di tre anni, ancora non la conosco. Quando cominciai a vedere i primi segnali che qualcosa non stava più funzionando cercai di parlarne con il mio ex ragazzo, ma lui continuava a ripetermi che tutto andava bene e che non c’erano problemi. Qualche tempo dopo iniziò a non scrivermi più, e prese ad evitarmi in tutti i modi. Tutto mi crollò addosso. Ero a pezzi. Poi a capodanno decisi di affrontare la cosa e gli chiesi come mai erano due mesi che mi evitava e lui per tutta risposta mi disse che non lo sapeva e se ne andò. Non mi rivolse più la parola. Nei mesi seguenti a causa del terribile dolore che provavo tentai il suicidio e (ri)presi una vecchia abitudine che avevo fin dai tempi delle medie: tagliarmi. Per fare ciò usavo un semplice ago da cucito. Nel frattempo lui cambiò totalmente. Passò dall’essere tenero, gentile, sincero a essere arrogante, stronzo e menefreghista.

 

Ecco questa è una delle poche relazioni serie che io abbia avuto e una di quelle che più mi ha fatto soffrire. Pensavo davvero che la nostra storia durasse, ma per far funzionare una relazione bisogna impegnarsi in due. Ad ogni modo non cerco assolutamente di rimettermi con lui, vorrei solo sapere perché mi ha mollata, soltanto questo.